mercoledì 20 febbraio 2013

Recensione "Il canto della Rivolta" - Suzanne Collins

'Che i giochi abbiano fine'.

E’ giunto il momento. La battaglia finale sta finalmente per avere inizio. Katniss Everdeen è riuscita a sopravvivere per la seconda volta agli Hunger Games. E al suo ritorno assisterà a delle rivelazioni importanti. Il Distretto 13 esiste ancora. Peeta è tenuto prigioniero da Capitol City. Plutarch Heavensbee con la collaborazione di Haymitch si fa ideatore di una rivolta per eliminare il presidente Snow; ed hanno bisogno della loro Ghiandaia Imitatrice per farlo. Katniss Everdeen. La ragazza di fuoco. E’ lei la ghiandaia imitatrice, colei che riuscirà a riunire tutti i Distretti nella lotta contro Capitol City e contro il presidente Snow. Ma la battaglia si preannuncia più dura del previsto e per Katniss non sarà facile portare a terminare la sua missione. Ci saranno numerose perdite. Molti amici e conoscenti perderanno la vita. Ma ne varrà la pena di sacrificarsi per la libertà.

Esistono libri che riescono a farti dimenticare chi sei veramente, libri in grado di risucchiarti in un mondo da cui non vorresti mai uscire, libri che ti sprofondano nel cuore scavandosi un posto tutto per loro. Si crea un forte legame con l’ambientazione, con ogni personaggio che ne popola le pagine, nessuna esclusione. E l’intera saga di Hunger Games ne è un esempio. ‘Il canto della rivolta’ è l’ultimo capitolo di questa saga eccellente che è stata in grado di sconvolgermi come nessun altro libro aveva fatto. Ed essendo il grande finale, le aspettative sono alte e difficili da colmare. Ma la Collins riesce brillantemente in questo intento. Il titolo dice tutto eppure non può descrivere l’intensità che si cela dietro le pagine di questo straziante epilogo dell’avventura di Katniss Everdeen e dei suoi compagni. Dopo la scintilla esplosa ne ‘La ragazza di Fuoco’, la rivolta arriva come qualcosa di inatteso, ma fortemente desiderato e la ragazza in fiamme ne diventerà il volto.
Confusa, terribilmente lontana da Peeta, che è stato catturato dalle forze di Capitol City, Katniss deve ricomporre sé stessa dopo essere andata in pezzi negli ultimi Giochi e accettare il nuovo destino che l’attende.
Sembra che l’unica strada per lei sia quella di diventare la Ghiandaia Imitatrice che canterà la rivolta in tutta Panem grazie a una strategica propaganda ideata dai Ribelli. Solo così sarà possibile unire i rivoluzionari in un unico movimento e un unico ideale: riconquistare la libertà ponendo fine al potere di Capitol City.
Ma la libertà ha un prezzo davvero molto alto che richiede il sangue e le lacrime degli innocenti burattini che Capitol City è riuscita a piegare al proprio volere. E nemmeno la Ghiandaia Imitatrice, che sente sempre di più di essere in trappola, può restare indifferente all'incessante urlo di dolore che la guerra porta con sé.
I costanti colpi di scena e ribaltamenti non solo mettono alla prova la stabilità mentale dei protagonisti e dei lettori, ma rendono impossibile comprendere di chi sia giusto o sbagliato fidarsi.
Così mentre Gale abbraccia la lotta con innata fermezza e Peeta sembra andare in pezzi, e di sicuro manda in pezzi il cuore dei lettori, a causa delle torture del Presidente Snow, Katniss deve affrontare le conseguenze delle proprie scelte, cercando di non farsi divorare da esse.
In questo libro come non mai, Katniss sarà preda della propria impulsività e dei propri sentimenti, compromessi dall'atroce e sadico gioco messo in atto dal Presidente Snow per distruggerla. Un gioco fatto di perdita e morte, di tortura e spettacolarizzazione della sofferenza delle persone a lei più care, un gioco a cui, lo ammetto, io avrei perso.
Quella che infuria dentro ‘Il canto della rivolta’ è una lotta epica e cruenta, che la Collins ha saputo narrare con innata credibilità, contrapponendo scenari sanguinari al classico senso dello spettacolo di Capitol City. Non sono solo i fucili e gli archi a sparare, ma anche i media che inscenano uno show degno degli Hunger Games in cui, ancora una volta, Katniss si troverà invischiata.

Originale, emozionante, commovente, cruda, violenta e macabra. Come i due capitoli precedenti della saga, ‘Il canto della rivolta’ scorre velocemente, non annoia mai, concordo con King nel ribadire che da assuefazione. Ci tengo particolarmente a fare gli ultimi complimenti all'autrice. Non era facile essere originali nel presentare un futuro postmoderno e post apocalittico, ma Suzanne Collins ha puntato lo sguardo su qualcosa di nuovo: i reality show,il parassitismo mediatico, la morbosità della televisione.
E invece di fare della critica intellettuale, la esalta e ne mette a nudo tutta la violenza, il sangue e l'aggressività. La spoglia e ne mostra il ghigno più crudo, senza mai indulgere nella autocommiserazione. Ma nello stesso tempo non è la violenza che trionfa, nè l'eroismo di Katniss né di chiunque altro. Katniss non guida totalmente la rivolta, nè è solo una pedina. Il Distretto 13 non si rivela il luogo di pace e libertà tanto desiderato, e la presidente Coin forse potrebbe essere un tiranno peggiore di chi l'ha preceduta… e probabilmente non sapremo mai la verità su Prim.
Ed è così che alla fine sono solo Katniss e Peeta a vincere. Più di tutto Peeta, che viene devastato,depistato, annientato nella sua bontà per poi cercarsi e ritrovarsi. E' la sua bontà che salva, che riscalda un finale triste e sconsolato. E’ il suo amore che purifica, la speranza che lui possa riscattare i sotterfugi e il doppio gioco in cui tutti sembrano invischiati.
Solo su di lui non cade tutto questo fango, questa bassezza, questa vergogna. Solo lui si estranea da tutta questa violenza. E’ rinascita, non distruzione.

'Quello di cui ho bisogno per sopravvivere non è il fuoco, acceso di odio e di rabbia. Quello di cui ho bisogno è il dente di leone che fiorisce a primavera. Il giallo brillante che significa rinascita anziché distruzione. La promessa di una vita che continua, per quanto gravi siano le perdite che abbiamo subito. Di una vita che può essere ancora bella'.

Per concludere, credo che ‘Il canto della rivolta’ sia il finale perfetto per una saga che si è sempre distinta per il semplice fatto di non condividere la tradizione fantasy di altri suoi predecessori dove il cerchio si chiudeva in un bel lieto fine speranzoso e ricco di buoni sentimenti. Al contrario la Collins non mente e, nonostante la battaglia contro Capitol City si concluda con un'importante vittoria, la focalizzazione si sofferma sui dolori e le conseguenze che i combattenti hanno subito e che si porteranno dietro per il resto della loro vita perché dopo essere stati così fortemente a contatto con il Male, non c'è più speranza di salvezza per loro. Pensandoci ora, non riesco ad immaginare una conclusione migliore per questo viaggio che è Hunger Games e l'autrice si dimostra fino alla fine una narratrice in grado di sorprendere, esaltare, commuovere, spaventare, far riflettere e, sopratutto, far soffrire il lettore creando un ultimo capitolo a cui posso attribuire un solo aggettivo: straziante. Straziante perché vero, straziante perché doloroso e, contemporaneamente, bellissimo. Sembrerà stupido da parte mia, ma adesso, ogni volta che sfioro le copertine di questi tre volumi mi sento pervadere da un'angoscia talmente forte da far salire le lacrime agli occhi e, insieme a questa angoscia, arriva una triste malinconia per quel mondo così vicino al nostro, per tutti quei personaggi tanto reali da riuscire a rispecchiare le diverse sfaccettature dell'animo umano, per la grandiosa Katniss con cui mi è sembrato di condividere esperienze, paure, dubbi, gioie e dolori e che durante quest'ultimo anno, nella sua essenza di carta e inchiostro, ho sentito più vicina di tante altre persone reali.
Mi mancherà questa saga e mi mancheranno Haymitch, Peeta, Gale, Finnick, Cinna, Rue, Prim e la mitica Effie. Mi mancheranno tutti loro, tutti i miei ribelli. La Collins è riuscita a regalarci una storia che può parlare di tutti noi, una storia che parla di ribellione, amore e libertà.

Grazie per ‘la vita’ che mi hai regalato.
Grazie per le atroci avventure.
Grazie per Panem.
Grazie per la Ghiandaia Imitatrici e ciò che rappresenta.
Grazie per Cinna e grazie per tutti i suoi costumi che ‘mi hai permesso di indossare’.
Grazie per Effie
Grazie per Finnick.
Grazie per Rue.
Grazie per Haymitch.
Grazie per Gale.
Grazie per Peeta.
Grazie per Peeta e ancora grazie per Peeta.
Grazie per Katniss.
Grazie per gli Hunger Games.

Grazie Suzanne Collins.

5/5

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