martedì 4 settembre 2012

Recensione "I tre moschettieri"- A. Dumas

Si dice che i generi letterari nascono dall’incontro di un genio con le circostanze. Bene, Dumas possedeva una certa forma di genio: quella del brio e del dramma. Poi le circostanze fecero il resto. Che Dumas non è uno storica appare evidente. Non possedeva la pazienza per creare un romanzo d’erudizione; bisognava quindi chele sue ricerche fossero limitate. Fu quindi una circostanza che gli fece avere tra le mani un volume, intitolato “Le memorie di d’Artagnan: capitano e luogotenente dei Moschettieri del Re”. Fu una circostanza allora che duman incontrasse Maquet, il quale gli portò la traccia di un libro sulla Francia di Luigi XIII e anna D’Austria, il cardinale Richelieu e di Buckingham. Ma se il compito di Maqueton fu quello di sbozzatore, quello di Dumas fu di scultore. Il collaboratore diede origine allo
scenario; Dumas leggeva e rileggeva sovente e con avidità, e aggiungeva centaia di dettagli, riscriveva i dialoghi, creava nuovi personaggi, curava la fine dei capitoli e allungava il tutto affinchè il volume tenesse impegnato il lettore per mesi. Ed è quasi quello che è accaduto a me. Questo volume mi ha tenuta impegnata per poco meno di un mese.

Siamo nella Francia del XVII secolo, governata da Luigi XIII, sposo di Anna d’Austria, non amato dai nobili ribelli e dagli Ugonotti ma sostenuto dal cardinale Richelieu che, esperto, astuto e privo di scrupoli, a volte è consigliere del re, altre volte opera contro il suo volere per abbattere i nemici della Monarchia e consolidarne il potere. d’Artagnan , giovane guascone, desidera diventare moschettieri al servizio di Monsignor de Treville. Incontra, casualmente, sulla propria strada Athos, Porthos e Aramis, i quali si definiscono come i tre moschettieri. Insieme ai suoi nuovi tre amici d’Artagnan vivrà numerose avventure, molte delle quali alquanto rischiose come il rapimento della sua amata Madame Bonaciux e la lotta contro un demone in gonnella, l’affascinante e seducente Miledy Winter.
In un certo senso “I tre moschettieri” racconta l’integrazione di d’Artagna nell’ordine dei tre: ma anche la generazione di un nuovo ordine da parte dei tre per opera di d’Artagnan che li fa rinascere, diversi ma sempre identici, attraverso nuove avventue. Precisamente, si può interpretare il nucleo Athos-Portho-Aramis come un insieme complementare ma immobile; Porthos ha la forza, ma non la luce che lo orienti; Aramis ha la luce e la forza dello spirito, ma non la luce morale che lo guidi e Athos ha la forza del corpo, la luce dello spirito e una vera altezza di giudizio, ma una ferita nel profondo del cuore che lo ha riempito di stanchezza e malinconia. A questo nucleo, perciò, mancano lo sprone e il movimento. Così d’Artagnan con il suo arrivo, fa scoccare quella scintilla che fa rinascere i tre moschettieri.
Un sentimento vivo per la Francia, in questo sta il segreto dei quattro moschettieri:d’Artagnan, Athos, Porthos e Aramis. La volontà ardente, la malinconia aristocratica, la forza un po’ vana, l’eleganza sottile e galante. d’Artagnan, guascone scaltro, impulsivo, Porthos, vanesio, impetuoso, fauto e muscoloso, Aramis, il discreto Aramis che nasconde la sua religione e i suoi amori, dall’abile parola e dal carattere mite;e Athos carismatico, dall’alta statura morale e dalla forte sapienza, la guida morale di d’Artagnan. D’altronde Athos è per personaggio per il quale ho perteggiato. Una persona equilibrata, capace di distinguere l’errore, che pur nella sua giovane età dimostra buon senso e grande intelletto, generoso e ammirevole, con grande presenza di spirito e federe e leale ai suoi amici.

“Una generazione può sbagliarsi sul valore di un’opera ma non cinque”. La popolarità duratura de “I tre moschettieri” mostra che Dumas, esprimendo attraverso i suoi eroi la propria natuta, rispondeva ad un bisogno di azione, di forza e generosità. si aggiunge inoltre che la morale e la filosofia di Duman non era propria dei francesi più riflessivi. La morale di Dumas è fatta di amore per la gloria. Dumas ama i festini, le bevute, gli amori facili. Potrebbe addiritura essere considerato come immorale. Così d’Artagnan se non fosse un eroe avrebbe di certo meritavo l’aggettivo di immorale. I moschettieri, cos’ come Dumas, non vedono nulla di male nel cambiare le amanti o nell’averne più di una contemporaneamente o addirittura farsi mantenere da loro. Ma nonostante ciò i romanzi di Dumas non sono né indecenti, né immorali.

Dumas ha uno stile brillante e buona inventiva. La sua cura minuziosa verso i dettagli ha dato i suoi frutti: ha descritto i vari eventi con abilità e dato vita a personaggi brillanti, da amare, odiare, compiangere, ammirare ma soprattutto li ha resi vivi. Basti pensare alla figura di Miledy Winter, passionale, ammaliatrice e subdola, una diabolica donna dalle grazie angeliche, che poco pare avere di umano. Organizza i suoi intrighi, le sue vendette con acuta intelligenza e molta riflessione, una macchinazione perfetta curata nel più piccolo dettaglio; un re insipido e una regina infelice, innamorata di uno dei personaggi più potenti e influenti dell’epoca e un cardinale che ha poco di ecclesiastico, abile calcolatore e cospiratore.

Nonostante la mole di questo volume (sembrava non finire mai) “I tre moschettieri” è uno di quei romanzo che ti appassione e, proprio come desiderava Dumas, ti trattiene tra le sue pagine per molto tempo. Le vicende racchiudono parecchia azione e storia, ma anche brio, umorismo, guerra, intrighi e sentimento. Una sequela di avventure intrecciate abilmente da una mente geniale. I legame instauratosi tra i quattro amici è davvero qualcosa di davvero straordinario. Pensare a come ognuno parta alla ricerca dell’altro, si sacrifichi per esso, sia disposto a rinunciare ai migliori propositi per il futuro, solo per veder contento l’altro e poter donare ciò che si possiede all’amico che ne è più degno. Al bisogno di ritrovarsi, di confidarsi a qualcuno che ti sarà fedele e sarà pronto a battersi per te, quando ne avrai più bisogno. Vedere quanto d’Artagna tenga al giudizio di Athos, di quando abbia bisogno dei suoi consigli e del suoi buon senso, e a come lo ricerchi costantemente; e soprattutto vedere Athos preoccuparsi per l’amico, provare un sentimento quasi paterno, di protezione e conforto, e fare di tutto per porre fine ai problemi in cui d’Artagnan è inciampato.
Mi sento quidi di consigliare questo romanzo a tutti coloro che non hanno ancora avuto il piacere di cimentarsi in questa lettura, completa di tutto che soddisferà senz’altro le aspettative dei lettori.

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