sabato 21 luglio 2012

Recensione "Peter Pan"- J.M. Barrie

Chi di noi non ha mai amato Peter Pan? Quel ragazzino un po’ elfico, pieno di sé ma così simpatico? E ciò che la sua figura rappresenta, ovvero il bisogno di sognare, perché “solo chi sogna può volare”? Il sogno di noi bambini, ovvero di rimanere sempre tali? Credo che tutti noi siamo cresciuti con l’elfo vestito di verde nato dalla Disney, così buono ma un po’ presuntuoso, a cui comunque siamo tutti affezionati. Tuttavia ho appreso che Peter Pan non è per niente come il grande Walt Disney ce lo ha presentato. Al posto di un tenero e simpatico bambino ho trovato l’egoismo, la crudeltà, la vanità e l’orgoglio: tutto ciò che c’è di più cattivo al mondo. Un bambino che pensa solo ed esclusivamente a se stesso, che dimentica tutte le persone che lo circondano, come se tutto ciò non fosse per lui di alcuna utilità. La prima descrizione dell’Isolachenoncè è davvero raccapricciante. Viene descritta come un luogo abitato da belve che divorano carne umana assumendo un aspetto minaccioso tant’è che i bambini che sono terrorizzati in quanto non rispecchia minimamente i loro sogni. 
<<Così, brutalmente, i tre piccoli Darling impauriti capirono quale differenza esiste tra un'isola nata nella fantasia e la stessa isola divenuta realtà>>E che dire del Coccodrillo che è metafora della morte che avanza sulle persone con il suo tic-tac, tic-tac…
Un libro davvero inquietante e crudo. Non una semplice favola…la storia a cui tutti eravamo abituati, ma c’è molto di più. Questo libro dovrebbe essere letto non solo dai bambini, ma anche dai grandi i quali saranno capaci di leggere oltre le righe e andare al di là della semplice favola. Un testo pieno di metafore e allusioni varie tipiche del mondo degli adulti. 

Editore: Classici Mondadori
Voto complessivo: 3.5/5

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