giovedì 26 luglio 2012

Recensione "Midnight in Paris"


Parigi.La città, forse più romantica. Parigi, la città che ci fa sognare. Chi non ha mai desiderato visitarla? Ebbene in questa pellicola, il genio Woody Allen ci trascina all’interno dell’atmosfera di Parigi, bella, lussuosa, elegante al contempo raffinata. La bellezza di questa città viene esaltata dalla fotografia color pastello(meravigliosa e indescrivibile) di D. Khondji, attraverso la quale si ha davvero la sensazione di trovarsi per le vie e i parchi di Parigi, che fa da sfordo ad una storia alquanto brillante e creativa. Ciò che contribuisce a rendere ancora più magico e frizzante il clima di questa pellicola sono senza dubbio le musiche di S. Wrembel: delle melodie dolci che ti trasmettono tranquillità e pace e al contempo sono capaci di farti venire il buon umore.
Attraverso quest’opera, che ha aperto l’ultimo festival di Cannes, Woody Allen presenta come protagonista un uomo nostalgico del passato che cerca di fuggire da questo presente banale e per nulla appagante, convinto che avrebbe vissuto molto meglio nella Parigi degli anni ’20. Da questa storia Woody Allen ha probabilmente cercato di far rivivere una cultura che oggi ormai tende ad essere ignorata. Trovandosi in viaggio a Parigi il protagonista, Gil, comincia a vagare solitario per la città, annusandone il profumo di magia e riscoprendo i suoi miti letterari. Quando una notte Gil si ritrova catapultato nella Parigi degli anni ’20, alla quale vi accede solo di mezzanotte, si ritrova a frequentare alcuni tra i più grandi artisti dell’epoca quali Ernest Hemingway, Pablo Picasso, Scott e Zelda Fitzgerald; personaggi ironici che rendono il tutto molto più godibile. Di giorno Gil torna al essere il mediocre e impacciato Gil del XXI secolo, costretto a vivere questa vacanza con la fidanzata ed i suoceri, ma di notte trova tutto ciò che ha sempre desiderato (?). Ma quel che Gil sta facendo è fuggire da se stesso per ricercare nel passato quel senso di sicurezza che manca nella sua vita. Con umorismo, maestria e abilità stilistica Allen si cimenta in un film diverso dagli ultimi da lui diretti, ricco di brio, humour; un invito a vivere il presente in maniera consapevole, seppur ricco di difetti. Certo che bisogna valorizzare il passato traendo anche utili insegnamenti ma non sarebbe producente abbandonarsi completamente ad esso. In questo senso Allen esalta la bellezza della vita e dei rischi perché solo così riusciremo a ottenere ciò che desideriamo, in quanto veniamo posti di fronte a delle scelte. Proprio ciò che accade a Gil una volta conosciuta la bella e sensuale Adriana. Gil comprende che il suo senso di smarrimento è dettato, non dall’epoca storica in cui si trova a vivere bensì dalle scelte sbagliate. Bè che dire un film davvero magnifico che mi ha portato a riflettere e a non lasciarmi coinvolgere da sentimenti nostalgici verso un’epoca che sarebbe stata comunque insoddisfacente, se non vissuta con cognizione.
Che dire… una pellicola che racchiude al contempo cultura, freschezza, nostalgia il tutto incorniciato da un’ottima recitazione di Owen Wilson che con il suo sguardo vitreo e le varie balbuzie ha reso il tutto più simpatico e leggero, nonostante il reale messaggio lanciatoci dall’autore che leggero non è. 

Voto complessivo: 5/5

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